IL SIMBOLISMO DEL CARRO E LO YOGA

Publié le par Mstclair

  

 

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          il carro di Krishna                                                                                                                        Lama VII dei tarocchi

 

“Il corpo è come un carro

E l’Anima è il proprietario.

L’intelligenza è il suo cocchiere

Lo spirito vive nei redini

Quanto ai cavalli, sono i sensi

                                  Il mondo è suo campo di battaglia”   (Khata Upanishad 3.3) 

 

Ecco come le sacre scritture indu presentano la parabola del carro, (che nell’ottocento sarà ripresa da Papus nel suo trattato sulla costituzione occulta dell’Uomo), strumento dell’insegnamento di molti maestri yoga, ma come vedremo, anche palesemente  presente nella tradizione egizia. Quando il padrone di una biga controlla bene il cocchiere, le redini ed i cavalli, allora la biga si muove in armonia. Allo stesso modo, quando l'anima controlla il corpo, la mente ed i sensi, la vita è allegra e felice. Ma quando il padrone manca di controllo, i cavalli s’imbizzarriscono. Allo stesso modo, quando il corpo, la mente ed i sensi non sono controllati dall'anima, c'è miseria e dolore. Da notare che ritroviamo qui, presente in certe tradizioni occidentali, la struttura ternaria Corpo/Anima/Spirito, più vicina al reale della dualità anima/corpo, alla quale manca l’elemento cerniera che permette di capire come i fenomeni esistenziali (come i atti e i loro effetti) possono avere una relazione con l’Essenza impassibile.

 

  Nell ‘Antichità il carro da combattimento apparteneva all’aristocrazia, che poteva permettersi la sua costruzione, e il proprietario era l’arciere, perché il veicolo, leggero, era guidato da un cocchiere: nella Bagavad-Guita Krishna è il cocchiere del carro di Arjuna , non combatte, ma conduce suo protetto a trionfare, come in Egitto Amon sostiene Ramses II a vincere sul suo carro la battaglia di Kadesh, rappresentata spesso sulle parete dei santuari, e cosi mal interpretata dall’egittologia classica: l’intelligenza-cocchiere fa da tramite fra l’anima ed il carro che muove con i strumenti a sua disposizione: i redini e i cavalli; il corpo (il carro) è passivo, ma mosso dai organi di percezione ed azione assimilati ai cavalli, loro stessi diretti dal cervello, a sua volta ispirato dall’intelligenza ( buddhi in sanscrito) responsabile del destino dell’insieme. Come Arjuna, Ramses è smarrito all’inizio della battaglia che si presenta sotto cattivissimi auspici; l’intervento della guida  Krishna/Amon  permette al combattente di tuffarsi in una vera sfida spirituale, e l’eroe cosi ispirato riesce a superare sue debolezze attraverso una trasmutazione propriamente alchemica che le trasforma in una prova liberatoria, tappa necessaria e positiva sul cammino della vittoria che non è altro che la vittoria su se stesso. E incontriamo anche il concetto islamico di Jihad, nel senso esoterico di guerra santa contro le forze oscure in noi-stessi (e non, nel senso travisato, di guerra contro mio alter ego)

 

       La via che conduce alla saggezza/conoscenza non è unica, rigida, ma qualsiasi metodo può essere utilizzato nella ricerca dell’Assoluto, a condizione di dargli valore di unione, di armonizzarlo alle leggi dell’Universo. In Egitto la via di Maat si rispecchia nell’insegnamento indiano dello yoga, preso nel suo senso etimologico. Vediamolo:

Yoga significa per prima “attaccare” , dalla radice sanscrita YUG. Ed ecco prendere forma il carro; nei antichi inni vedici si parla di “attaccare i cavalli” al carro degli Dei (Indra o la forza guerriera, Surya , l’Apollo indu, Dio solare), e questo suppone sempre une idea di costrizione che sostiene tutta la storia di questa parola. Nonostante il sostantivo latino di origine anche lui indo-europeo, JUGUM, cioè giogo, yoga non ha mai avuto questo significato in sanscrito (la parola sanscrita per giogo è YUGA, la stessa utilizzata per parlare delle quattro periodi del ciclo cosmico).

  Krishna , il cocchiere, insegna dunque lo yoga ad Arjuna su un carro da guerra ed il loro dialogo interviene appena prima dell’inizio del combattimento. “Yogaya yugyasva” ordina Krishna , che si può tradurre con una frase: “ metodo per dominare i cavalli” oppure “metodo da usare per attaccarle al carro come si deve”, e dunque metodo per realizzare l’Opera, per dominare l’Ego, diventare padrone di sé. In effetti altro significato di yoga è “metodo, ricetta, mezzo magico”, ed è questo aspetto di “disciplina” che è cosi importante ed è rimasto sottointeso nella parola Yoga usato oggi.

                  La via spirituale non può prescindere da una disciplina, da un metodo necessariamente rigoroso, ma i suoi sentieri possono essere vari; in India lo scopo dello YOGA è uno solo, la liberazione dell’Io dall’azione (è il Raja Yoga o yoga reale), attraverso la padronanza del “veicolo “umano ( corpo ed anima), ma può avere aspetti diversi, quanti sono per esempio le posture/asana, tutte adatte alla cessazione dei turbamenti della coscienza. Possiamo intendere i nomi diversi dati allo yoga ( Bakhti yoga, Karma yoga, Jnana yoga), come aggettivi : il primo vede l’aspirante praticare la devozione e l’applicazione (In Egitto attraverso il lavoro manuale); il secondo rimane nel mondo profano  è “ la vita è la via” della Massenie; il terzo si basa sullo studio dei testi tradizionali, evitando la trappola della saccenteria e della pura curiosità. Sono qualche esempi che si possono ritrovare facilmente nella tradizione occidentale (per tentare un parallelo la gerarchia dei antichi monasteri era fondata sui monaci servitori – bakhti-, quelli che avevano contatti col mondo esterno– karma- e i studiosi- jnana).

 

Queste qualche note hanno solo l’intento di far riflettere sui simboli che ci circondano, ricordando che tutte le Tradizioni hanno usato i stessi modelli.

 

Forse il solo vero nemico si nasconde in ciò che non voglio conoscere di me stesso. “Guy Finley


Buona meditazione

 

Publié dans La Via e l'Iniziazione

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